L’identità del Vernato era un tempo assai forte: un abitante del quartiere era prima vernatese e poi biellese. Se Bugella compare in un documento dell’826, il Vernato le fa eco poco più tardi: in loco et fondo Vernado si legge in un documento del 996. Ma che cosa unisce i vernatesi? In primo luogo la storia: al pari di Cossila e Chiavazza, e a differenza degli altri rioni e frazioni di Biella, il Vernato fu comune autonomo. Quelli con la città non furono solo rapporti di buon vicinato: quando Biella si cinse di mura esso vi fu incluso. Nel 1328 ebbe leggi proprie, gli Statuti di Vernato e Ghiara. Nel 1379 fece
dedizione ai Savoia insieme a Biella: contava 140 abitanti ripartiti in 25 fuochi (=famiglie). Su quei 25 fu stabilita la tassa di focatico. Poi si spopolò: nel 1421 i fuochi erano 8, ma pagavano la stessa tassa fissata quando erano 25… Così il Vernato supplicò i Savoia di concedere l’annessione a Biella; la supplica fu accolta.
Perduta l’autonomia amministrativa, il quartiere la mantenne in campo culturale e ricreativo. Il Sabato fascista vernatese radunava un pubblico foltissimo, che applaudiva cantanti dilettanti biellesi: la canzone I saba dal Varnà “dilagando per Biella – scrive l’Illustrazione Biellese – raggiunse qualche spiaggia e qualche paese alpestre”. Il carnevale del Thes fu a lungo il più importante della città. Il mercatino dell’antiquariato minore, che ha luogo otte volte all’anno, è un appuntamento atteso. L’Associazione Amici del Vernato, nata sulla scia della mostra Vecchio Vernato del
1993, organizza esposizioni, conferenze e visite guidate e dà alle stampe libri: fra questi è una guida del quartiere. Ha come simbolo una mano che regge foglie di ontano, in dialetto verna: dal nome di tale albero diffuso nei terreni acquitrinosi
(la pianura vernatese lo era) pare derivi il nome del quartiere. Una fronda di on-tano è qui riprodotta in un mosaico in ciottoli bianchi e neri. La nostra, dunque, è una storia… venuta da l’ontano!