STORIA DEL NOME
Verna è l’ontano, albero spesso presente in araldica. Importante ricordare i suoi impieghi reali e magici: il fusto, se immerso nell’acqua diventa indistruttibile per la realizzazione di palizzate e fortificazioni; la corteccia dei rami veniva usata come febbrifugo e le foglie per attirare mosche ed insetti che vi restavano appiccicati. Nel medioevo era diffusa la credenza che lo spirito del male vivesse nell’ontano perché il legno, al taglio, assume una colorazione rossa sanguigna.
I CONFINI DEL VERNATO
I confini del Vernato, descritti nell’anno 1973 in un numero della rivista “Illustrazione Biellese”, si possono identificare con: Via XX Settembre (a lato della basilica di San Sebastiano), Piazza Lamarmora, per un breve tratto di Via Mazzini, Via Clemente Vercellone ed, infine, con Via E. Bona.
Dall’estremità di quest’ultima Via il confine è rappresentato da una linea immaginaria che arriva a comprendere le case dei Mutilati di Via Ponderano, attraverso terreni quasi privi di fabbricati.
Da lì la linea continua attraverso la campagna fino a giungere alla Cascina di Oremo. Continuando poi per tutto il Torrente Oremo, si arriva alla strada che porta per Ivrea, precisamente a Rio Bolume. Seguono, infine, i confini delle Parrocchie della Baraggia (Candelo) e del Vandorno.
Le delimitazioni fra il Rione Vernato ed il Rione Piazzo sono delineate dalla Costa Di San Sebastiano, dalla Roggia della Mole e da una linea che proseguendo idealmente del Corso della Roggia, arriva alla Costa Nuova per poi scendere al Bolume.
I quartieri del Vernato sono: S. Nicola Vecchio, S. Nicola Nuovo, San Biagio, Sant’Agata, Thes, Campagnate, Oremo di Sopra, Oremo di Sotto. A distanza di mezzo secolo, la situazione descritta è stata modificata non tanto dai confini geografici in se ma da un’edificazione continua che ha occupato gli spazi liberi, modificandone alcune zone del Vernato.
Fortunatamente quest’ultimo ne rimase fuori, senza subirne interventi dovuti alla forte espansione della città dovuta ai Piani Urbanistici Adottati nel 1941.
UN QUARTIERE… O QUALCOSA DI PIÙ
La storia del Vernato inizia nel 996, quando ne compare per la prima volta il nome in un documento ufficiale. Nonostante venga sempre associato a Biella, il Vernato fu anche un comune autonomo ed è lì che risiede la sua forte identità: nell’indipendenza. Il quartiere si può dire che nasca per dare accoglienza a viaggiatori e pellegrini, tanto che, probabilmente, il primo edificio fu un convento con annessa struttura di accoglienza nei pressi dell’attuale chiesa di San Biagio. Compreso all’interno delle cinta murarie che circondavano Biella, il Vernato non rinunciò ad un proprio statuto (gli Statuti di Vernato e Ghiara) e ad una propria industria. Infatti, anche se il Vernato nacque come quartiere dei cardatori, esso si distingue dal resto di Biella, fulcro del tessile, come centro dell’industria conciaria. Infatti, la qualità del cuoio prodotto nel quartiere era considerato di ottima qualità.
IL PATRIMONIO LINGUISTICO
Il Vernato, come comune indipendente, era orgoglioso della sua autonomia linguistica. Gli abitanti avevano un dialetto unico, un mix di parole provenienti da vari dialetti, incluso il piemontese, e talvolta anche termini inventati localmente. Queste parole erano il risultato di associazioni libere e istintive, riflesso del patrimonio esperienziale profondo della comunità. Il dialetto era una lingua radicata nelle esperienze primordiali, basata su sensazioni e emozioni, mentre l’italiano era più razionale ed elaborato, distaccato dal mondo delle percezioni sensoriali ed emotive.