Casa Messerano
L’edificio è noto come Casa Messerano, in riferimento alla famiglia Messerano (talvolta chiamata “Mas” a causa di un errore di trascrizione). Nel 1973 passò ai Marrone, ma successivamente, tramite Caterina e Sebastiano Perrero, finì nelle mani di un’altra nobile famiglia. Nel Settecento questa famiglia vendette la casa al comune, che alla fine la alienò a privati.
La Casa Messerano rappresenta un esempio di architettura rinascimentale a Biella, ma non è stata restaurata o utilizzata come sede per mostre come avrebbe potuto essere. Attualmente l’edificio è in condizioni deplorabili, sia all’esterno che all’interno, nonostante alcuni tentativi di restauro nel Novecento. Sembra che ci fosse una porta in questa zona delle mura cittadine, ma non è rappresentata sulla mappa del 1668 e potrebbe essere stata demolita prima della costruzione della casa.
Come detto in precedenza l’edificio è un noto esempio di architettura rinascimentale a Biella. Nel fregio orizzontale “marcapiano” che separa il piano terreno dal primo piano e intorno alle finestre sono presenti elementi di pregevole fattura tardo quattrocentesca e rinascimentale, tipici dell’arte locale.
All’interno, gli affreschi sono ormai difficili da leggere, ma si notano una Pietà sopra la porta e un’iscrizione grammaticalmente corretta “IMPIUM HAEC PIETAS DOCET”, che potrebbe essere stata attribuita a Arcangelo De Boss o a un altro esponente della scuola novarese.
Tra le finestre si intravede una Madonna, circondata da angioletti e San Rocco in preghiera, mentre San Sebastiano è raffigurato a destra. Questo potrebbe suggerire che la casa fosse stata destinata ad ospedale dei pellegrini in passato. Sotto l’edificio si trovano due pietre aggettanti, ora spezzate, che servivano a sostenere dei lumi.
All’interno il vano porticato ospita un affresco vivace con il monogramma di San Bernardino, che ricorda il suo manto senese. L’iscrizione “IHS” si riferisce al nome di Gesù in greco. Sulla controfacciata vi sono fasce decorative di colonne.
La porta immette nel vano principale della parte nobiliare della casa: un vano di altezza spropositata, poiché crollato il pavimento del primo piano, e due stanze una sopra l’altra. Lungo i lati sud, est e ovest un’elegante decorazione monocromatica, diversa in uno di tali lati. Stanze di minori dimensioni, di cui due pavimentate in ciottoli, erano di pertinenza nella parte occidentale in cui abitava la servitù. Due stanze hanno muri intonacati su cui spicca l’intelaiatura a tratti di linee cinquecentesche, anche se si può notare una muratura quattrocentesca non intonacata. Notiamo quanto siano basse le porte, dato che la gente era piccola. I soffitti a cassettoni sono stati rifatti dall’attuale proprietario, come gran parte delle capriate lignee visibili dal sottotetto che reggono il tetto della casa, cui si accede salendo una ripida scala, ma nella parte orientale si conservano quelle originali.